Cosa è l’artrite reattiva

Un’artrite che origina da lontano

Tutti, soprattutto chi ne soffre, sappiamo come l’artrite sia una malattia che colpisce le articolazioni, un problema doloroso e che limita anche la funzionalità dell’articolazione stessa. L’artrite provoca l’infiammazione delle strutture dell’articolazione, spesso deriva dall’usura delle stesse, dalla diminuita funzione della cartilagine soprattutto, che rappresenta il tessuto di scorrimento dei capi ossei che si articolano tra loro, per questo colpisce soprattutto le persone in età più avanzata ma ha anche altre cause che ora non approfondiamo.

Quello che ci interessa vedere oggi è una forma particolare di artrite che comunque colpisce una parte significativa della popolazione, l’artrite reattiva. Questa forma di artrite, come dice il nome, insorge come reazione ad un altra condizione che è rappresentata da infezioni batteriche, sostenute da alcune famiglie di batteri, che si localizzano in tutt’altri distretti corporei, soprattutto all’intestino e all’apparato genitourinario.

L’artrite reattiva si manifesta a distanza di 1/6 settimane dall’insorgenza dell’infezione e viene classificata tra le patologie reumatiche, del gruppo delle spondiloartriti sieronegative in quanto, al contrario delle altre artriti, non genera positività del test per il fattore reumatoide ma presenta lo stesso una positività per l’antigene HLA-B27 che caratterizza tutte le forme di artrosi.

L’artrite reattiva viene spesso chiamata anche Sindrome di Reiter anche se ciò che caratterizza questa sindrome è sì un’artrite reattiva ma di lunga durata e che si caratterizza per la presenza di Artrite, Congiuntivite e Uretrite, una triade che determina una forma ancora maggiormente specifica di artrite reattiva.

Abbiamo accennato all’antigene che si dimostra presente nei soggetti affetti da artrosi, quindi si comprende come vi sia un fattore genetico che ne favorisce l’insorgenza: se nella popolazione in generale la percentuale di artrite reattiva arriva al 4%, nel 20/25% dei soggetti che presentano tale antigene, aumenta il rischio di contrarre tale artrite.

Maggiormente colpiti i giovani

L’artrite reattiva colpisce prevalentemente persone tra i 18 e i 40 anni, al contrario delle comuni forma dio artrite che colpiscono persone più anziane e soprattutto uomini. L’0artrite reattiva non provoca manifestazioni purulente all’articolazione e anche l’analisi del liquido sinoviale non dimostra, se non in rari casi, la presenza dei microbi responsabili dell’infezione che è all’origine di questo problema. L’artrite reattiva si può manifestare sia in modo articolare che extra articolare. Tra le prime sono in genere maggiormente colpite le gambe che si presentano gonfie, dolenti e arrossate, calde, rigide con calo funzionale.

Tra le manifestazioni extra articolari, invece, dobbiamo riportare:

  • Febbre moderata
  • Stanchezza persistente
  • Perdita di peso
  • Congiuntivite
  • Ulcere alla bocca

Ovviamente, dal momento che l’artrite reattiva è secondaria ad infezioni intestinali e dell’apparato genitourinario, prima dell’insorgenza dell’artrite stessa, la persona accuserà i sintomi tipici dell’infezione primaria, diarrea, bruciore alla minzione, minzione frequente e tutti i sintomi caratteristici dell’infezione della parte colpita. L’artrite reattiva tende alla risoluzione spontanea nel giro di 2-4 mesi ma può perdurare, in alcuni casi, anche per diversi anni.

Nell’artrite reattiva si verificano, per fortuna raramente, anche problemi a carico dell’apparato cardiocircolatorio, con una pericardite, alterazione del ritmo cardiaco per difetto di conduzione atrio ventricolare e aortite.

La cura dell’artrite reattiva

Purtroppo non esiste una cura specifica per l’artrite reattiva, come detto, nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente in pochi mesi, quello che si più fare è controllare i sintomi, attraverso antinfiammatori e antidolorifici, farmaci preferiti sono l’Aspirina, il Diclofenac, l’Ibuprofene che si dimostrano parecchio attivi nel controllo dei sintomi mentre non è consigliato l’uso di cortisonici perché appaiono meno attivi e con maggiori effetti collaterali ma la decisione sull’opportunità di uso di cortisonici, utili in particolari condizioni, spetta unicamente al medico che lo potrà decidere se lo riterrà opportuno.